Una delle domande che mi sento porre più frequentemente è “perché gli USA vanno meglio?”.
Con questa domanda si fa riferimento sia all’economia, sia ai mercati finanziari.
La risposta non la si può certo individuare nell’evitare di commettere errori, o di non avere crisi. Di errori ne hanno commessi tanti e forse più di noi, di crisi anche.
Allora cosa può essere?
Secondo me è la reazione di fronte a queste situazioni.

Ve ne parlo perché il 14/04/2021 è morto Bernard Madoff, Bernie per gli amici, e la sua morte mi ha fatto fare tanti parallelismi con le situazioni nostrane.

Chi era Madoff? Uno dei broker/banchieri più noti negli states, che ha perpetrato una truffa da circa 65 mld di dollari, attraverso il metodo dello schema Ponzi.
Lo schema Ponzi è quel meccanismo tale per cui i soldi dei nuovi sottoscrittori servono a pagare gli interessi e il capitale dei vecchi investitori, e il regista del reato lucra sulla differenza tra nuovi apporti e liquidazioni.
Il tutto si regge in piedi fin quando i riscatti non sono così tanti da non essere più sostenibili dai flussi dei nuovi investimenti, a quel punto il meccanismo crolla.
Un vecchio schema che ha funzionato anche con grandi investitori e nomi celebri: ne sono stati vittima anche fondazioni come quelle di Steven Spielberg, Kavin Bacon, John Malkovich.
Tutti allettati da quel 10% annuo “non alto ma costante”.
La notizia della truffa è emersa nel 2008, ma già dal 1992 i concorrenti di Bernie avevano avvisato anche la SEC (l’autorità di vigilanza USA) che qualcosa non tornava in quei rendimenti.
Ciò che colpisce della vicenda sono, oltre alla cifra immensa, la collaborazione dei figli con l’autorità giudiziaria, la condanna a 150 anni, il sequestro, la messa all’asta di tutti i suoi beni, la morte in carcere e il rifiuto del rilascio anche davanti alla malattia.
Perciò la SEC non ha vigilato adeguatamente, ma quando si è mossa la giustizia è stata impietosa, ha fatto emergere gli errori, il tutto con estrema rapidità: l’arresto è del 2008, la condanna del 2009.
In Italia come abbiamo affrontato situazioni simili?
Partiamo dal crac Parmalat, avvenuto nel 2003: ha visto andare in fumo 14 miliardi, tra i protagonisti, Calisto Tanzi e il suo braccio destro Fausto Tonna.

Si è arrivati alla sentenza della Corte di Cassazione per bancarotta fraudolenta nel marzo 2014, nel maggio 2011 Tanzi venne portato in carcere a Parma dopo la condanna, sempre della Corte di Cassazione per aggiotaggio, il quale ha però goduto degli arresti domiciliari dopo due anni per l’aggravarsi delle condizioni di salute.
Da articoli risalenti al 2018 sembra che Tonna fosse addirittura manager di Prisma, ma nel 2020, a 17 anni dal fallimento, è stato condannato e incarcerato, salvo che ci si aspetti un’istanza alla Sorveglianza per aver collaborato.
Zonin è diventato più famoso per il crac delle banche venete che per i suoi vini, e per il fatto che la sua condanna a 6 anni non ha permesso il recupero di nessuna cifra significativa.
Quindi
Le vicende giudiziarie possono essere un buon parametro di confronto: la differenza che si nota non è nella capacità di evitare le cadute, ma è la reazione seguente e la capacità di rialzarsi.