
Oggi vi voglio raccontare tre situazioni che mi sono capitate la settimana scorsa, che credo siano indicative di cambiamenti in atto.
Covid-19 ha generato un’accelerazione nei cambiamenti, per coglierli bisogna guardare i dettagli e le sfumature che ci circondano.
Sono piccoli segnali, se letti possono esserci utili.
RIVISITAZIONE DEGLI SPAZI
Lo smart working, che a tratti è sembrato poco smart, potrebbe far ripensare alle necessità degli spazi delle aziende, specialmente quelle più digitalizzate.
Le persone continueranno ad andare in ufficio, ma con frequenze diverse, e una gestione diversa degli spazi da come li conosciamo oggi.

Avevo già letto alcuni articoli in merito, in cui il valore aggiunto degli spazi fisici di lavoro era dato dallo scambio di idee, venivano celebrati gli open space.
Questa settimana in una videochiamata con un cliente, titolare di una nota azienda tecnologica, mi ha detto che avrebbe rivisto stabilmente gli spazi di lavoro.
Quando parlo di rivisitazione non intendo linee, stile e dimensioni, ma proprio una distribuzione concettualmente diversa.
Le implicazioni su questo tipo di edilizia e sulla tecnologia negli ambienti di lavoro saranno importanti, specialmente se quello che leggo e che inizio a toccare diventerà un trend diffuso.
STUDI PROFESSIONALI DIVERSI?
Nei due mesi appena trascorsi ho notato un’accelerazione nella ricerca di nicchie specifiche di clienti da parte di molti professionisti, in particolar modo commercialisti e avvocati.

Webinar dedicati a temi specifici, come per esempio nuovi modi di fruizione del lavoro subordinato, o assistenza a specifiche categorie sono stati numerosi, magari tecnologicamente migliorabili, ma con contenuti di grande qualità.
Inoltre, un mio cliente mi ha chiesto consiglio su un coach a cui rivolgersi per fare un’attività nel suo studio. Pochi anni fa sarebbe stato qualcosa di inimmaginabile.
Questi professionisti si comportano sempre più come un’azienda strutturata indipendentemente dalle dimensioni, il mondo dei servizi professionali potrebbe cambiare.
TECNOLOGIA E ETA’ POSSONO CONVIVERE
In settimana sono andato a trovare un mio cliente quasi novantenne, ci tenevo particolarmente perché nell’ultimo periodo ci eravamo sentiti solo telefonicamente per questioni di sicurezza.
Poi.. un conto è sentirsi, un conto è vedersi.
Ad un certo punto mi ha fatto i complimenti per i video. Sì! Si era collegato col computer e li aveva visti!

Ieri dovevo fare un’intervista a un personaggio molto importante, non proprio più ragazzino.
Purtroppo la distanza e la tecnologia hanno complicato le cose, temevo fosse tutto da spostare al dopo Covid-19.
A sorprendermi è stata la sua reazione: “lunedì ho comprato un telefono nuovo e un computer! Mi sono raccomandato di mettere Skype, l’hanno fatto ma non va! (Non gli avevano creato l’account) Lunedì chiamo il tecnico: mi deve mettere in condizioni tecnologicamente accettabili!“
Non si è arreso! Anzi, vuole essere autonomo.
Nell’arco di tre giorni ho visto due volte la determinazione ad abbattere il muro tra età e tecnologia.
Luoghi di lavoro diversi, modelli organizzativi diversi e un uso della tecnologia diverso erano il futuro, ormai sono il presente.
Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità.
Filippo Tommaso Marinetti