La Sfida

A volte le sfide sono verso noi stessi, non c’è un avversario da superare.

Solo noi, contro i nostri limiti, contro la situazione che abbiamo creato con le nostre mani.

Il primo passo verso la soluzione è comprendere dove ci troviamo, poi, cercare le risorse per vincere la sfida.

Ricordandoci quel detto che recitava “quando hai bisogno di una mano, cerca in fondo al TUO braccio”.

L’Italia si trova un po’ in questa situazione, ha una sfida da vincere, quella del suo rilancio, e l’ha fatto coinvolgendo la persona più autorevole che ha: Mario Draghi.

Dico “l’Italia” perché nel suo governo sono coinvolti non solo i tecnici, ma anche tutte le forze politiche, eccetto una.

Alcuni politologi sostengono che quella forza all’opposizione faccia comunque comodo al governo: fornisce un tono di credibilità, e convoglia in modo ordinato quel residuo di cittadini scontenti, evitando così situazioni fuori controllo.

Cerchiamo di capire la dimensione dell’impresa che l’Italia dovrebbe compiere per tornare in carreggiata.

Negli ultimi 20 anni il PIL pro capite è cresciuto del 2% contro un 22% della media dell’ Europa, il confronto con la Germania è ancor più impietoso: 28%, persino la Spagna è cresciuta di un 23%.

In buona sostanza abbiamo buttato via 20 anni, con l’aggravante che il PIL è il parametro di riferimento per misurare la sostenibilità del debito, e quest’ultimo è cresciuto, tanto.


Non abbiamo neppure lavorato per agevolare la creazione di nuove attività, che sono il motore della crescita:

costo apertura attività

In Italia aprire un’azienda costa circa 13.700,00 euro cioè il quadruplo dei 3.100,00 euro medi dei paesi industrializzati, e perfino 13 volte tanto rispetto agli USA.

Inoltre, in questo grafico non è riportato il peso degli adempimenti burocratici perché non quantificabile.

Già questo sarebbe sufficiente per comprendere perché noi siamo fermi, mentre gli altri crescono.


Come se non bastasse stiamo diventando sempre più ignoranti:

Questo ci sta creando e ci creerà un ulteriore problema di competitività, come se non bastasse la pressione fiscale alle stelle.

I paesi nordici (togliamo la Norvegia agevolata dal petrolio) erano noti per avere un’imposizione elevata a fronte di molti servizi, oggi rispetto a noi sono diventati un paradiso fiscale.

In più continuiamo a nutrire aspettative provenienti dal nostro sistema pensionistico, come se non avessimo già due macigni: il debito pubblico e una situazione demografica che ci porta in condizioni sempre peggiori.

Anche invertendo oggi la tendenza alla natalità (fare più figli) il problema rimarrebbe irrisolto per almeno trent’anni, il tempo necessario a far entrare nel mondo del lavoro chi nasce oggi.

Questa situazione ha un’inevitabile impatto sulle scelte di allocazione dei nostri risparmi, per evitare di esporli a rischi eccessivi, e sui nostri investimenti, per vederli crescere.


Perciò, quello che si chiede al nostro Paese, assomiglia molto di più ad una magia piuttosto che ad una sfida, vedremo se chi ci governa, sarà capace di tirare fuori un coniglio dal cilindro…

I commenti sono chiusi.

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: