L’Importanza di andare nella giusta direzione

Oggi vi racconterò di un appuntamento che mi ha particolarmente toccato, sia per la protagonista sia perché da una singola situazione si possono trarre tanti insegnamenti.

Vi racconterò di Diana, donna sulla quarantina e madre di un bambino che frequenta le elementari che incontrò l’amore a Bologna e qui rimase.

Photo by Daria Shevtsova on Pexels.com

Quando incontri Diana la senti fresca, carica di energia, di quelle persone così positive da essere destinate ad avere una vita felice.

Poi ti accorgi che è forte, ma una forza che ha qualcosa di diverso: non è un dono innato, lo si capisce, sono stati gli eventi della vita ad averla costretta a diventare forte. L’asfalto ha spezzato l’incanto, le ha portato via l’amore, non ha avuto neanche il tempo di disperarsi, il bimbo era piccolo e tutto all’improvviso dipendeva da lei.

Ha un piccolo patrimonio suo e uno del bambino, probabilmente il marito aveva stipulato un’assicurazione, una di quelle che fai nella speranza di non poterle mai incassare.

Per anni è stata così impegnata a districarsi tra il lavoro, la scuola e le attività del bimbo, a essere madre e padre contemporaneamente, che le era impossibile seguire meglio i risparmi.

Però senti che è sempre stata consapevole dell’importanza che ha quel tesoretto per il suo futuro, per quello del figlio, per la loro vita.

Ad un certo punto deve essere scattata una molla che ha portato Diana ad informarsi: alla banca a cui aveva affidato i risparmi non ha contestato i risultati del 2018, anno orribile per tutto, ma il 2017 anno ottimo per tanti ma non per lei.

Con la mia collega ha parlato di rendimento e ha chiesto garanzie sul rendimento.

Dall’analisi che ho fatto del suo investimento ho avuto la certezza del fatto che fosse stato gestito male e le ho spiegato che non potevo dare assicurazioni sul rendimento, ma che anzi, se gliele avessi date avrebbe dovuto diffidare da me.

A quel punto, un po’ scettica, mi ha guardato e mi ha chiesto “Cosa c’è di buono?“.

Anche questa volta mi è toccato tradire le sue aspettative: le ho spiegato che dovevo prima comprendere la sua situazione, i suoi progetti e le sue necessità per poter costruire un buon piano, il suo piano.

Per un attimo ho temuto di essere stato troppo diretto, mi era chiaro che era rimasta spiazzata, però è andata avanti.

Ho proseguito poi facendole un’intervista e abbiamo condiviso alcuni punti e concordato una somma con cui partire.

Forse essere coetanei, forse la mia partecipazione alla sua situazione, forse l’ammirazione che ha suscitato in me hanno permesso che si creasse sintonia e risonanza e quindi fiducia.

Anche quando la sua fiducia è stata messa a dura prova, per fortuna ha resistito.

Ora inizieremo un percorso che la porterà anche a vedersi in prospettiva e a progettare il suo futuro, oltre quello del suo bambino. Organizzeremo al meglio le risorse, le daremo gli strumenti per orientarsi e la mia collega rimarrà al suo fianco, quasi fosse una fatina… ma in fondo Claudia ricorda Trilly con Peter Pan.

N.B. I nomi sono inventati per motivi di privacy

 

 

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