Sui tassi di interesse stiamo vedendo cose che noi umani non potevamo immaginare

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi…

È l’inizio del monologo di Blade Runner, paradossalmente noi umani, specialmente noi italiani, stiamo vedendo cose che non avremmo mai potuto immaginare.

I tassi di interesse applicati ai mutui e a molti finanziamenti sono più bassi dei rendimenti dei titoli di stato, specialmente all’allungarsi delle scadenze e delle durate.

La situazione è questa dal 2011, da quando ci fu la crisi dei debiti degli stati, per l’Italia è ancora così, di questa situazione unica se ne sono accorti alcuni ma non tutti. Ma soprattutto si rischia di perdere di vista la normalità.

Questo grafico de il Sole 24 ore fotografa l’evoluzione della situazione tra mutui a tasso fisso a 10 anni e rendimenti dei BTP a 10 anni.

Tenere la liquidità in tasca indebitandosi conviene?

Proviamo a fare due conti basandoci sui dati indicati nel grafico, anche se guardandosi attorno ci si può riuscire ad indebitare a un costo inferiore.

Il rendimento indicato del BTP è del 2,71%, il costo del mutuo è del 2,09%, perciò il margine è di uno 0,62% annuo.

Se si ipotizza un debito e un pari investimento di 100.000,00€ la differenza ammonta a 620,00€/anno, che su dieci anni vuol dire un guadagno di 6.200,00€.

Ma… c’è sempre un ma: qual’è l’effetto delle imposte?

Il rendimento lordo del BTP del 2,71% lordo diventa circa un 2,40% netto (l’imposta ammonta al 12,5% del rendimento), a cui vanno tolti i bolli pari allo 0,20%, diventando un 2,20% netto.

Allora la convenienza è solo del 2,20%-2,09%=0,11%?

No!

Anche i mutui hanno la loro fiscalità, specialmente quelli destinati all’acquisto della prima casa. Gli interessi sono detraibili al 19% per un massimo di 3.615,20€.

Perciò nel nostro caso (per comodità ipotizziamo che il capitale e gli interessi rimangano costanti) il costo del mutuo passerebbe da un 2,09% a un 1,69%, cioè ogni anno pagheremmo per l’effetto fiscale 1.690,00€ di interessi anziché 2.090,00€.

Il margine sull’operazione? Sarebbe pari a 2,20%-1,69%=0,51%/annuo, cioè 5.100,00€ in 10 anni.

Il ragionamento vale solo per i mutui? E vale solo per i BTP? NO.

Questo è un punto di partenza, il più semplice. Ci sono altre forme di finanziamento, aziende oltre ai privati, quindi fiscalità diverse ma anche deduzioni degli interessi diverse.

Oltre ai BTP ci sono anche altri tipi di obbligazioni, altri tassi di interesse, altre opportunità di investimento. Comunque sia, questa situazione in cui il denaro si riesce ad ottenere a basso costo ha lasciato e lascia spazio a molti possibili margini di manovra.

Un po’ quello che accade nell’altra anomalia nel mondo: il Giappone. Infatti ci sono molte operazioni di indebitamento in Giappone, dove il costo del denaro è quasi nullo, per poi andare a fare investimenti all’estero.

Ovviamente incrementando la complessità delle operazioni si aumenta il livello di rischio, tuttavia questa  una situazione eccezionale, e lo è ancor di più che si possano fare dei margini in questo modo.

Quanto durerà ancora? Non lo so ed è difficile prevederlo, ricordiamoci che stiamo vivendo un momento unico.

Cosa ci sta comunicando il mercato con questi tassi sui mutui e sui BTP?

Al di la dei tecnicismi che ci portano a questa situazione si può sintetizzare così: il mercato vede più affidabili i cittadini italiani che lo stato popolato dai cittadini stessi. Cioè è più probabile il default dello stato che quello dei suoi abitanti.

E questo risulta sicuramente straordinario, anche per chi è a digiuno dei mercati.

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