
Abbiamo appena trascorso una settimana positiva sui mercati, negli USA la disoccupazione è scesa molto più del previsto, segno di un’economia che reagisce meglio delle aspettative.
Perciò oggi vi propongo di guardare in casa nostra, un po’ più in la nel tempo, e non come stato ma a livello individuale, come singoli.
Dobbiamo SCEGLIERE di poter essere autonomi.
Il 03/06/2020 Alessandro Rosina ha scritto un bellissimo articolo su il Sole 24 Ore, trattava l’allarme della caduta delle nascite, anzi dell’aumento del calo.
In base ai dati Istat gli under 45 sono circa il 47% della popolazione, mentre erano il 72% nel 1951.

Perché il confronto tra oggi e il 1951? Perché oggi come allora abbiamo un’economia da risollevare, detta così so che può sembrare un concetto lontano da noi.
Ma ha degli effetti importanti su tutti: poche nascite, pochi bambini, poca popolazione, poca crescita.
Sono i bambini di oggi i lavoratori e i consumatori di domani, meno ce ne sono, minore sarà il reddito complessivo, minori saranno i consumi, minori saranno le entrate per lo stato.
Lo stato farà sempre più fatica a coprire i costi dei servizi, sulle pensioni abbiamo iniziato ad accorgercene, ma inevitabilmente arriverà su molti altri servizi.
Soprattutto sui servizi al cittadino, anche sulla sanità malgrado la pandemia, non per chissà quale motivo, semplicemente perché avremo sempre meno risorse.
Inutile sperare sull’efficacia di politiche di sostegno alla famiglia, anche durante il regime si provò, con propaganda e incentivi concreti, ma senza alcun risultato.
All’estero l’impatto di queste politiche è marginale sulle nascite, magari alle famiglie è utile, ma da studi fatti sia a livello europeo sia a livello globale non aiutano a far fare più figli.
Prendiamone atto.
Oggi cosa stiamo facendo?
Niente. Sulla previdenza lo si sa da tempo, ma è diventato solo uno dei temi.
Anche in una ricerca di Insurance Europe emerge che il 53% degli italiani non risparmia per la pensione, è una novità?
No, è solo l’ennesima ricerca in cui si rileva quello che di fatto può vedere chiunque. Basta parlare con gli amici e sentire cosa stanno facendo, o per che importi! Tra l’altro la ricerca si è conclusa prima della pandemia.
Siamo fermi, senza costruirci protezioni a problemi sempre più attuali come la previdenza, la perdita di autosufficienza, e le cure sanitarie.

Le protezioni sono un po’ come la cintura di sicurezza in una macchina: non si compra un’auto per mettersi le cinture di sicurezza, ma si prende un’auto con le cinture di sicurezza per viaggiare sereni.
Averle ci permette di utilizzare o investire i soldi per realizzare i nostri obiettivi, o i nostri sogni.
I soldi, li abbiamo?
1.294.966 milioni di euro erano depositati a fine 2019 nei conti correnti, un terzo della ricchezza delle famiglie.
Perciò i soldi ci sono, fermi, a svalutarsi un poco alla volta grazie all’inflazione.
Bloccati per un mix tra il famoso “non si sa mai” e la paura dei mercati (che hanno già recuperato gran parte del periodo Covid), perché storicamente noi italiani facciamo fatica a ragionare in termini di medio e lungo periodo.

Se consideriamo che il primo elemento determinante per un investitore privato è la durata dell’investimento, stiamo facendo uno sciupio dell’unica risorsa che non tornerà più indietro nelle nostre vite: il tempo.
So che arriviamo da generazioni dove i nostri genitori investivano in titoli a breve scadenza con rendimenti accettabili, e questo ha impedito di creare una coltura vera di gestione dei risparmi, ma il momento che viviamo ci impedisce di farlo anche noi.
Perciò dobbiamo imparare a muoverci bene in quest’ambiente, un po’ come fosse il primo giorno di scuola.
