Fisco e scelte

In Italia il fisco è pesante, lo è a tal punto da influenzare le nostre scelte.

I governi lo sanno e talvolta lo utilizzano come leva per indirizzare i nostri comportamenti, ne sono un esempio le detrazioni e le deduzioni.

Altre volte è così cervellotico da inserire delle storture tali che è difficile spiegarle, ecco perché oggi vi voglio parlare delle implicazioni pratiche di un tormentone: i redditi da capitale e i redditi diversi.

Hanno una caratteristica: tra loro non parlano, quindi non si compensano.

Questo doppio binario è quello che delle volte genera confusione, oggi cercherò di spiegarne gli effetti e le caratteristiche principali.

Per l’investitore medio le principali fonti di reddito di capitale sono:

  • cedole,
  • dividendi,
  • proventi di sicav o etf,
  • guadagni dalla vendita di sicav in positivo.

I secondi sono chiamati redditi diversi, le imposte che generano sono quelle collegate al c.d. capital gain e a cui sono associate le plusvalenze e le minusvalenze.

Nascono dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. Allora tutto chiaro e lineare?

Non proprio, perché il sistema fiscale ha alcune storture che hanno delle implicazioni pratiche, delle volte rende difficile comprendere l’andamento delle operazioni, e le imposte pagate possono non rispecchiarne il reale andamento.

Alcuni esempi?

Le vendite in guadagno degli OICR (come Etf e Sicav) se vendute con prezzo maggiore di quello di acquisto generano redditi di capitale, se vendute con prezzo inferiore generano redditi diversi, cioè minsuvalenze.

Cosa vuol dire? Vuol dire che lo stato ha deciso di farci pagare le imposte sui guadagni e di non farle compensare con eventuali minusvalenze.

Facciamo un confronto con un’obbligazione (ipotizziamo un BTP) il cui risultato al lordo delle imposte è uguale, ma in cui le imposte distorcono il risultato finale:

  1. Prezzo di acquisto 100, prezzo di rimborso 100, 3 cedole del 5% l’una. Risultato finale: guadagno 15, tutto reddito da capitale;
  2. Prezzo di acquisto 97, prezzo di rimborso 100, 3 cedole del 4%. Risultato finale: guadagno 15, 12 da reddito di capitale 3 di plusvalenze (capital gain);
  3. Prezzo di acquisto 103, prezzo di rimborso 100, 3 cedole del 6%. Risultato finale: guadagno 15, 18 da reddito di capitale e 3 di minusvalenze.

Vediamo cosa vuol dire in pratica sul fronte tasse.

Caso 1: pagheremo il 12,5% di 15, tutto reddito da capitale, ci rimarrà il 13,125 di guadagno in tasca,

Caso 2: pagheremmo le imposte sul reddito di capitale di 12, rimanendo 10,5 netti. A cui dobbiamo aggiungere 2,625 di plusvalenze nette (3 tassato al 12,5%). Il risultato netto finale sarebbe 13,125,

Caso 3: Avremmo tre cedole di 6 tassate al 12,5%, otterremmo così 15,75 di cedole ma avremmo una minusvalenza pari a 3 che non si compenserebbe con i redditi diversi. Il risultato finale netto sarebbe di 12,75.

Un risultato netto differente malgrado lo stesso guadagno lordo!

Photo by Karolina Grabowska on Pexels.com

Vi garantisco che di storture ce ne sono altre, e dubito che siano sconosciute a chi fa le leggi.

Ora che abbiamo appurato l’esistenza di distorsioni generate dalle imposte cerchiamo di comprendere alcune situazioni che potrebbero capitare a chiunque:

  • Potrebbero generarsi minusvalenze anche in operazioni chiuse in guadagno,
  • Con Etf, sicav e fondi dal punto di vista di efficienza fiscale è meglio scegliere la versione ad accumulazione che quella a distribuzione dei proventi.

Quindi, consideriamo l’effetto delle imposte su un investimento, ma dobbiamo evitare di farci condizionare correndo il rischio di fare un investimento non adatto a noi.

n.b. Esistono altre imposte che gravano sugli strumenti finanziari, ogni caso va analizzato nella sua unicità prima di fare delle valutazioni.

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